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Santo D'Amico nel suo studio mentre mi mostra orgoglioso alcuni suoi studi, se non ricordo male realizzati per il personaggio di Mister No. |
Avete presente il film
L'attimo fuggente? Sicuramente si. Chi non conosce il mitico
film di Peter Weir con Robin Williams che interpreta il
professore che tutti vorremmo avere.
Ebbene io ho avuto il
“mio Robin Williams”; non insegnava letteratura ma disegno; non
parlava di poesie ma di fumetti; e sicuramente non ci ha mai fatto
salire sui banchi per guardare il mondo dall'alto, ma era capace di
trasmettere la passione per i comics con la stessa energia del
professor Keating. Il mio
Robin Williams si chiamava Santo D'Amico ed era
nato nel dicembre del 1927 a Siracusa (città da lui molto amata);
esordì nel fumetto molto giovane sul Giornalino e da quel
momento collaborò per molti anni con le Edizioni Paoline, per
le quali disegnerà opere molto belle, come Guglielmo Tell e
Lancelot e molte altre storie delle quali alcune verranno
racchiuse in tre volumi cartonati e di grande formato: Quando
gli uomini vestivano di ferro, Pirati e gladiatori
e Socrate, Dante e le epoche in cui vissero. Santo
D'amico ha anche disegnato circa quaranta avventure di The
Phantom, il personaggio creato da Lee Falk e Ray Moore
e, nell'ultimo periodo della sua vita, ha continuato a lavorare
sempre con grande entusiasmo, lo stesso che sapeva trasmettere ai
suoi allievi durante gli anni d'insegnamento alla Scuola
Internazionale di Comics a Roma, città in cui viveva.
Ma se provate a cercare
qualcosa di Santo D'Amico su Google troverete poco o
niente. A D'Amico è toccata la medesima sorte che
spetta a tanti altri disegnatori di fumetti italiani: vengono
dimenticati.
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Santo D'Amico: studio per una vignetta. |
Eppure a questa
generazione di artisti del dopoguerra il fumetto italiano deve molto,
per non dire tutto; di quella stessa generazione facevano parte
artisti come Jacovitti,
Gino D'Antonio,
Aurelio Galleppini,
Roy D'Ami, Franco
Caprioli, per citare i più noti. Ma anche Ruggero
Giovannini, Carlo
Boscarato, Gino
Sorgini, Antonio
Canale, Sebastiano
Craveri, Andrea
Bresciani, Nevio
Zeccara per citarne qualcuno oggi quasi dimenticato. Tutta
gente di talento che cercava di farsi strada in un mondo, quello del
fumetto, molto difficile; all'epoca la documentazione per le proprie
storie era difficoltosa e i disegnatori lavoravano con quel poco che
avevano a disposizione; eppure in coppia con i colleghi
sceneggiatori, i loro personaggi hanno segnato profondamente il
fumetto italiano. E tra questi c'era anche Santo D'Amico.
Ho avuto la grande
fortuna di lavorare con Jacovitti,
uno dei più grandi fumettari di sempre; ho avuto la fortuna di
conoscere e frequentare artisti come Galep,
Berardi e Milazzo,
Magnus; ma la mia fortuna più grande è stata quella di avere
Santo D'Amico come maestro. Perché quando si ha un
maestro del fumetto che trasmette tutta la sua passione, che
incoraggia gli allievi a dedicarsi amorevolmente ai comics, allora si
è davvero fortunati.
Fu D'Amico,
nel vedere i miei primi disegni di neo studente alla Scuola
Internazionale di Comics, a spingermi con tutte le sue forze a
seguire il mio sogno di lavorare con Jacovitti:
“Buttati su questo e non fare nient'altro” amava
ripetermi quando vedeva i miei disegni in stile Jac.
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Una bellissima tavola tratta dalla storia Bjarne il navigatore. |
Rispetto ai miei compagni
di corso (tra cui c'era anche Alessandro Nespolino,
disegnatore di Adam Wilde), ebbi la fortuna di frequentarlo
anche al di fuori della scuola; andavo nel suo studio ed era come
entrare nella storia del fumetto; le librerie, i cassetti dei mobili
e ogni angolo erano colmi di fumetti, disegni originali, albi in
lingua originale, fotocopie di tavole americane. Ricordo che i suoi
cassetti traboccavano talmente di carta che per aprirli dovevamo
essere in due e una volta ad uno di essi si ruppe anche la maniglia.
E poi le videocassette: Santo D'Amico registrava dalla
televisione tutto ciò che gli sembrava potesse tornargli utile per
disegnare. Quando lo conobbi la Rai trasmetteva un serial sulle
avventure di Zorro interpretato da Duncan Regehr e il
maestro D'Amico le stava registrando tutte. “Ti
serve una scena a cavallo?” mi ripeteva sempre “Tiè!
Guarda qua...” diceva e mi faceva vedere qualche sequenza
d'azione di Zorro o di altri film che aveva registrato. Una
volta restai a pranzo con lui e con sua moglie, la signora Fina,
e vedemmo una parte del film “Il principe coraggioso” di
Henry Harhaway; il maestro si emozionava come un bambino
davanti alle sequenze spettacolari del film, nonostante rispetto allo
stesso gli effetti speciali avessero ormai fatto un notevole passo
avanti.
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Il maestro D'Amico mentre visiona i miei primi disegni. Roma 1991. |
Ma Santo D'Amico,
in fondo, era proprio questo: un artista capace di emozionarsi, anche
davanti alle opere dei suoi colleghi di cui spesso tesseva le lodi:
mi riferisco a Gino D'Antonio, Gianni De Luca, Roberto
Diso con cui condivise moti anni di carriera artistica. In realtà
non dobbiamo dimenticare che il futuro disegnatore di Mister No
deve non poco al maestro D'Amico, ma a quest'ultimo non
interessavano eventuali attribuzioni di meriti, lui si limitava ad
elogiare apertamente e ripetutamente l'arte di chi apprezzava. Mi
parlava anche di Jacovitti, delle serate passate insieme a lui
ed agli altri artisti del Vittorioso. Una volta telefonò a
Jacovitti in mia presenza e gli disse che c'era un giovane
disegnatore che poteva aiutarlo nel suo lavoro (da lì a un anno si
sarebbe avverato il mio fatidico incontro).
Quando mi parlava di
fumetti e dei suoi artisti preferiti era come assistere all'eruzione
di un vulcano: energica, poderosa, con tutti quei frammenti di lava
che rappresentavano mille aneddoti, consigli e curiosità sul
fumetto.
Come gran parte dei suoi
colleghi a lui coetanei, aveva una grande passione per Alex
Raymond: ne amava incredibilmente l'arte. Conosceva tutte
le edizioni di Flash Gordon pubblicate in Italia e spesso le
confrontavamo insieme. Sapeva riconoscere con un colpo d'occhio
l'intervento di Austin Briggs (collaboratore di Raymond)
nelle tavole domenicali di Gordon. Uno dei primi fumetti che
disegnò poco più che ventenne fu Dray Tigre, un comics
formato striscia i cui disegni risentivano non poco dell'influenza
dello stile raymondiano (lo stesso personaggio era praticamente
identico a Flash Gordon).
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Dray Tigre, uno dei primi lavori di Santo D'Amico (fortemente influenzato dal Gordon di Alex Raymond). |
Ma amava anche
disegnatori come Leonard Starr, Stan Drake, Al
Williamson, John Prentice, John Cullen Murphy
artisti in qualche modo discendenti da Raymond; ma anche gli
amici e colleghi Renato Polese, Carlo Boscarato
(disegnatore di Larry Yuma), Lino Landolfi, oltre già
citati D'Antonio e Diso.
E non si fermava qui:
nutriva grande ammirazione anche per gli artisti moderni, come Jordi
Bernett o
Ivo Milazzo,
per citare due nomi illustri.
Fu Santo D'Amico
a farmi conoscere i disegni di Alex Toth e per me fu una
folgorazione; mi regalò un albo americano disegnato dallo stesso
Toth, The real McCoys, albo che tutt'oggi custodisco
molto gelosamente, così come conservo con grande commozione e cura
tutte le fotocopie che il maestro D'Amico faceva per me
dello stesso disegnatore; dopo quasi venticinque anni sono ovviamente
sgualcite (e d'altra parte, oggi ho recuperato lo stesso materiale su
internet), ma quelle fotocopie hanno per me un valore inestimabile:
rappresentano una testimonianza della passione artistica del maestro
D'Amico e del suo continuo incoraggiamento.
Era poi un uomo molto
ironico: una volta mi raccontò di quando insegnava in un liceo e
diede ai suoi allievi il compito di disegnare la sua tomba:
“Con l'augurio di entrarci il più tardi possibile!”
disse. Spesso andavamo insieme in edicola a vedere e commentare le
nuove uscite del fumetto oppure andavamo a prendere la sua nipotina a
scuola; passavo sempre molto volentieri il mio tempo con lui perché
era un uomo che riusciva a non essere mai noioso, anzi, come ho
ribadito più volte, era pieno d'energia, che riusciva a trasmettere
come se fosse un dono innato.
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Una stampa raffigurante un'illustrazione di Santo D'Amico: il maestro spesso mi chiamava Domenico (che dovrebbe essere la versione italiana del nome Nedeljko). |
Anche quando si ritrovò
ad avere un problema all'occhio (non ricordo cosa esattamente) per il
quale fu costretto a restare a riposo, riuscì a non perdere mai la
sua vitalità. Non poteva disegnare ma il richiamo era troppo forte;
ricordo che mentre guardavamo uno dei film che ovviamente stava
registrando prese la matita, indicò la scena del film e iniziò a
dirmi: “Vedi, fai così, poi così, metti un po' di sfondo e
hai fatto la vignetta” e la signora Fina dal
soggiorno che lo ammoniva: “D'Amico, smettila di disegnare!”
(lei spesso lo chiamava per cognome).
Niente e nessuno poteva
fermare la sua forza comunicativa; lui era un insegnante nato. Amava
trasmettere quello che sapeva ai suoi studenti e non smetteva mai di
incoraggiarli quando ne intravedeva il talento.
Non sono mai riuscito ad
avere una sua tavola originale completa; non era solito venderle, al
contrario, le conservava orgogliosamente. Di fatto erano bellissime:
formato grande, pennellata decisa, insomma pura avventura. Spesso le
metteva sul vetro della finestra, contro la luce del sole per lasciar
intravedere la colorazione che, ricordiamolo, al tempo veniva
effettuata sul retro delle tavole: e, credetemi, erano bellissime e,
purtroppo, la stampa delle Edizioni Paoline non rendeva
affatto giustizia alla sua arte.
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"Imparate a disegnare esseri umani e cavalli e sarete in grado di disegnare qualsiasi fumetto!". Il maestro D'Amico me lo ripeteva spesso. |
Pur non avendo ricevuto
da lui nessuna tavola originale, il maestro D'Amico mi
ha spesso e volentieri regalato qualche suo disegno; bozzetti, studi
preparatori, una volta persino una tavola a matita incompleta. Ma il
regalo più grande lo ricevetti un giorno mentre frequentavo il primo
anno della Scuola Internazionale: avevo dato al maestro un suo
libro Quando gli uomini vestivano di ferro chiedendogli
una dedica e se possibile uno schizzo. Mi disse di lasciarglielo.
Qualche settimana dopo avevamo lezione con lui e prima d'incominciare
mi diede il libro lamentandosi: “Oh è impossibile lavorare
su sta carta... ho fatto 'na faticaccia per usare il pennello...”.
Quando ho aperto il libro sono rimasto sbalordito: Santo
D'Amico aveva realizzato un disegno a tutta pagina che
raffigurava un veliero in mezzo alle onde del mare: strepitoso, da
rimanere senza parole. Io credo che nessuno abbia mai ricevuto una
dedica su un libro con un disegno simile. I miei compagni di corso lo
ammiravano ed io mi sentivo privilegiato nel poter avere una simile
meraviglia.
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La copertina del volume Quando gli uomini vestivano di ferro e lo splendido disegno dedicatomi dal maestro D'Amico. |
Era davvero un uomo
eccezionale. Un disegnatore della vecchia guardia con un grande
talento.
A volte mi trovavo nel
suo studio proprio mentre stava disegnando; un giorno lo trovai che
inchiostrava e aveva un modo particolare nel farlo: prendeva una
tavola, dava qualche pennellata a una vignetta e la metteva da parte.
Poi prendeva la tavola successiva, un paio di pennellate e la
riponeva insieme alle altre. E via via in questo modo. Ad un tratto
mi chiese di riempire di nero col pennello uno spazio in una vignetta
dicendomi: “Non riesco a vedere bene, fallo tu!”.
Era una cosa da niente ma per me fu veramente emozionante. Da quel
giorno, e fino a quando non ho iniziato ad usare la tavola grafica,
ho sempre usato il suo metodo di ripasso a china.
Seguiva costantemente la
mia crescita artistica. Mentre lavoravo con Jacovitti,
dedicavo parte del mio tempo a perfezionare il mio stile realistico:
l'ultima volta che c'incontrammo (credo sia stato nel maggio del
1995) gli portai alcune tavole che avevo fatto per Nick
Raider e rimase abbastanza colpito dai miei progressi e
per me quella fu una soddisfazione indescrivibile, perché ho sempre
tenuto al suo giudizio.
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Studio per un'illustrazione di Marco Polo. |
Sempre in quell'anno ci
sentimmo telefonicamente, credo, in estate inoltrata e mi comunicò
che aveva avuto un lieve infarto. Non ricordo quale fu l'impedimento
per il quale non riuscimmo a vederci; ma so che ancora oggi questo è
il mio rimpianto più grande. Poi il 25 ottobre del 1995 mi telefonò
Jacovitti: “Ti chiamo solo per darti una brutta
notizia: é morto D'Amico!”. Rimasi senza parole. Da Lecce,
dove mi trovavo, presi il treno notturno e mi recai a Roma per dargli
il mio ultimo saluto. Dopo il funerale sentii nuovamente Jacovitti
per telefono; infatti quest'ultimo non era venuto al funerale, e
ricordo che fummo costretti ad interrompere la telefonata perché non
riusciva a trattenere le lacrime. Potevo capire quello che provava il
grande Jac: molti suoi colleghi ed amici pian piano se ne
andavano e con D'Amico sicuramente se ne andava un pezzo della
sua vita.
Per quanto mi riguarda
fu una perdita immensa; ricordo che durante il funerale mi si
avvicinò il genero (che avevo conosciuto una sera, tempo prima
nello studio di D'Amico), mi pose un braccio sulla
spalla dicendomi: “Hai visto, se n'è andato!”.
Era incredibile pensare
che un uomo con una vitalità così dirompente si fosse spento.
Sembrava impossibile. Santo D'Amico aveva 68 anni e una
passione per il fumetto che oggi è difficile riscontrare in un
ventenne. Una passione vera, fatta di dedizione, di talento e di
amore per i comics.
Il suo studio, con le
librerie ricolme del materiale di un'intera vita passata ad amare i
fumetti, rimasero a testimoniare un amore per il fumetto davvero
unico.
E il maestro D'Amico
era unico: unico nel trasmetterne agli altri la passione per i
fumetti; e soprattutto unico nel disegnarli con grande emozione
(quando disegnava spesso e volentieri fischiettava).
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RispondiEliminaUn bellissimo ricordo di un autore che, in tutta franchezza, non ho mai conosciuto e nemmeno apprezzato molto (forse perché disegnò pure Dick Drago?) ma di cui a questo punto vedrò di recuperare qualcosa.
RispondiEliminaScusa, Ned, ma l'elenco degli autori "quasi dimenticati" non mi trova del tutto concorde: confesso che Sorgini e Bresciani mi sono effettivamente sconosciuti ma Giovannini (penalizzato dalla morte precoce) e Boscarato mi sembrano ancora vivi nel ricordo degli appassionati - e Boscarato è stato recentemente ristampato da Allagalla. Anche Zeccara mi pare sia un nome ancora citato. Tony Chan e Craveri sembrano provenire veramente da un'altra epoca, posso capire che risultino alieni e datati agli occhi moderni!
Dick Drago non fu uno dei suoi lavori migliori per ammissione dello stesso D'Amico... direi che è davvero trascurabile... Il vero D'Amico è quello delle opere citate nel mio post e risalenti a quel periodo... del resto basterebbe prendere quelle tavole e confrontarle con Dick Drago e la differenza sarebbe subito evidentissima. Ma chiariamoci: D'Amico non è sicuramente un autore imprescindibile come Micheluzzi o Pratt ma sicuramente fa parte di quella generazione che ha contribuito non poco al fumetto italiano. Io poi ero molto affezionato e lo consideravo un insegnate geniale a livello comunicativo, grazie alla sua immensa passione per i fumetti.
EliminaIn merito agli autori dimenticati ti racconto un piccolo episodio che mi successe a Lucca '90. Al tempo ero un ragazzino quindicenne e a Lucca si trovavano strisce e tavole originali dei più grandi autori di comics. Mi padre me ne comprò qualcuna tra le quali una di Rip Kirby di Alex Raymond. Andavo anche a caccia di disegni da farmi dedicare dai vari autori che erano presenti in fiera; un giovane disegnatore (che col tempo sarebbe diventato uno dei "big") della Disney mi dedicò un bel PK e parlando di fumetti gli dissi con grande entusiasmo che avevo acquistato una strip originale di Raymond: non sapeva neanche chi fosse Raymond. E parliamo di un addetto ai lavori che non conosce uno dei più grandi cartoonist della storia. E come lui, Luca, ce ne sono tanti. Figurati oggi. Boscarato, Giovannini, e tanti altri artisti sono a mio parere artisti dimenticati soprattutto oggi, nonostante il nobile intento di piccole case editrici. Pensa che già Jacovitti è sulla strada del dimenticatoio; quando ne parlo, sono sicuro della sua fama e spesso mi rendo conto che la gente non lo conosce. E stiamo parlando di Jacovitti.
In effetti può darsi che io abbia una visione un po' troppo ottimistica del ricordo effettivo di alcuni disegnatori del passato filtrata da ricordi vari (articoli su Zeccara letti su Fumetti d'Italia, per dire) o da dichiarazioni di autori contemporanei che li citano.
EliminaPurtroppo credo sia inevitabile che col passare del tempo e in assenza di ristampe anche gli autori più significativi possano finire in ombra. Comunque non ci credo che quel disegnatore non conoscesse Alex Raymond, dai! :D Forse avrà voluto scherzare.
E così hai una strip originale di Raymond, eh...
non ce l'ho più la strip di Raymond caro Luca... Purtroppo ho dovuto venderla per necessità quando era a Milano:(...
EliminaComunque a Lucca '90 si comprava bene a livello di strip originali: uno comprò un Dick tracy di Chester Gould degli anni '40 a sole 200.000 lire: niente in confronto al valore della striscia. Mio padre ha una strip del 1923 di Bringing up father di Geo McManus bellissima. Bei tempi, quando si compravano originali a pochissimo prezzo. Oggi la cosa non è più fattibile anche perché il mercato è invaso dagli artisti Bonelli...
Credimi è così.. non posso dirti il suo nome ma purtroppo non lo conosceva... quando gli dissi che avevo comprato la strip di Raymond, "quello di Flash Gordon" lui rispose: "no, non l'ho presente...". Ma alla fine uno non si stupisce più di tanto...
Testimoni di quegli anni e quelle fiere (tipo anche Treviso) mi dicono infatti che non era difficile trovare tesori come quelli che hai citato anche a prezzi accessibili. Altri tempi, il fumetto era ancora popolare e non una nicchia...
EliminaE il maestro d'amico era un vero appassionato ed esperto di quei tesori...
EliminaCiao,
RispondiEliminaleggere i tuoi ricordi è' stato bellissimo grazie grazie di cuore per avermi fatto conoscere un altra parte di lui che non conoscevo mi manca ogni giorno
Elisabetta D'amico (la nipotina che venivate a prendere a scuola)
Elisabetta... sono contentissimo che tu mi abbia scritto...
EliminaAnche a me manca tantissimo... ho la sua foto accanto alla mia scrivania e anche una vecchia bottiglia di vetro con l'inchiostro di china:) . Sono diventato papà da poco e mi sarebbe piaciuto tantissimo far conoscere mio figlio al professor D'amico.
Tu sei la figlia di Gianni vero? Vorrei chiederti notizie della Signora Fina...
Spero che stiate tutti bene e dai ai tuoi genitori un grande saluto da parte mia (non credo si si ricordino di me).
Un caro saluto e a presto.
Ned
Ciao!! È' stato molto bello leggere le tue parole d'affetto per il nonno hai fatto emozionare tutti noi la nonna soprattutto che si ricorda benissimo di te! Anche la zia e papà (si sono la figlia di Gianni) ti faccio i miei migliori auguri per il tuo bimbo.. Anche io sono mamma di una peste di 3 anni e penso spesso a quanto si sarebbero voluti bene lui e nonno Santo. Ti saluto tutti e ti lascio la mia mail elisabetta_damico@libero.it cosi se ti fa piacere possono sentirci in privato e magari ti do i contatti della nonna. La faresti tanto felice.
RispondiEliminaTi abbraccio a te e alla tua famiglia a presto
Elisabetta
Caro Ned.Il ricordo che trasmetti del tuo Maestro,Santo D'Amico,è bello e commovente.Hai tracciato benissimo la sua personalità e il suo mondo,ma sopratutto ci dimostri che la gratitudine a volte esiste anche nel mondo del fumetto,cosa molto rara,oggi in via d'estinzione.MI hai regalato una rimpatriata con Santo,che ritrovo benissimo nel tuo scritto.Nel complimentarmi con te,ti abbraccio.
RispondiEliminaMario Rossi
Grazie mille Maestro Rossi,
Eliminanonostante abbia lavorato quasi 5 anni con Jacovitti quello che mi ha dato il Prof. D'Amico è stato unico... E ricordo molto bene anche lei... ho sempre continuato a seguirei suoi lavori, da Nick Raider a Nathan Never... Ricordo le sue lezioni con affetto.
Grazie per aver scritto.
Un abbraccio grande
Non avevo mai cercato notizie sul professor d'Amico (per me il professore di disegno visto che con lui ho passato tutte le superiori) per paura di avere la più brutta di tutte. Ho bellissimi ricordi di lui, le sue lezioni di storia dell'arte, di disegno tecnico, il suo ripassare a china i disegni e di quante volte l'ho tartassato per avere qualche suo disegno, o la volta che andammo con la scuola in gita in Sicilia e con gli altri compagni di classe ci facemmo la fotografia davanti casa sua a Siracusa...
RispondiEliminaeh si.. ci ha lasciato troppo presto... perché avrebbe potuto dare molto alle nuove generazioni di fumetti che NON conoscono i grandi maestri... Grazie per aver scritto, mi fa piacere che anche i suoi alunni delle superiori conservino un bel ricordo di questo grande artista e di questo grande uomo...
EliminaGrazie a lei per aver dedicato questa bellissima pagina al Professor d'Amico, è stato veramente bello poterne parlare.
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